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Formazione, l’Italia non è preparata per i lavori più urgenti

Torna indietro  Febbraio 2019domenica 10 febbraio 2019

 

 

L’Italia è quel paese nel quale il lavoro latita, come d’altra parte in molte altre zone del globo, ma dove la richiesta ci sarebbe, solo che non si hanno gli strumenti adeguati per assecondarla.
Un paradosso che è stato evidenziato dall’Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, dopo aver analizzato lo stato attuale in materia di formazione nei 34 paesi industrializzati.
È quindi un problema di formazione, base di partenza per dar vita ad un mercato del lavoro proficuo ed in salute. Una contraddizione enorme che avevamo già evidenziato parlando della mancanza di modernità della formazione in Italia: un approccio vecchio e obsoleto che non riesce ad adeguarsi ai nuovi bisogni del mercato e che quindi non valorizza al meglio il capitale umano a disposizione.

Le carenze della popolazione italiana

E quanto evidenziato dall’Ocse va più o meno nella stessa direzione: manca una programmazione efficace in materia di formazione con il risultato che non si riesce a lanciare sul mercato figure professionali in grado di collocarsi efficacemente all’interno di un contesto che è cambiato profondamente.
Ed analizzando i dati Ocse si resta sorpresi da un fatto: non si fa riferimento qui soltanto alle nuove professioni o agli approcci moderni caratterizzati da un approccio multimediale. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico quasi il 40% degli italiani adulti presenta scarsi livelli di competenze linguistiche e di calcolo: per la precisione il livello in queste aree è tra i più bassi dei paesi industrializzati.

Il gap multimediale dell’Italia

A ciò si aggiunge poi il discorso riferito all’ avvento delle tecnologie multimediali che ha cambiato il mercato del lavoro oltre che il modo di intendere la vita. Sempre secondo l’Ocse, nel nostro paese soltanto il 20% o poco più degli italiani parteciperebbe in modo attivo a corsi di formazione su questo tema per aggiornare le proprie competenze.
Un dato anche qui molto basso e sorprendente soprattutto in considerazione del fatto che oggi l’accesso alla formazione è assolutamente semplificato anche grazie alla presenza di piattaforme online di e-learning dove è possibile formarsi in massima comodità e facilità.
Alla base di tutto vi è un grosso rifiuto da parte degli italiani e del sistema in generale di comprendere che le nuove tecnologie stanno rivoluzionando le competenze necessarie per accedere oggi al mercato del lavoro. Anche così si spiegherebbero i dati riferiti alla disoccupazione nel nostro paese.

Come uscire da questa situazione

L’altro grande paradosso evidenziato dall’Ocse si riferisce ai disoccupati che si rivolgono ad attività di formazione: si tratta della fascia che avrebbe maggiormente bisogno di acquisire nuove competenze, eppure soltanto il 9% di loro prende una strada di questo tipo.
Una serie di criticità e contraddizioni che contribuiscono a tracciare il quadro non positivo del nostro paese in materia di lavoro; quali potrebbero essere le soluzioni? Ovviamente partendo da una situazione come quella sopra descritta, la risposta è la formazione: da lì può iniziare una piccola rivoluzione nel mercato del lavoro.
Cercare di accrescere le competenze medie andando a puntare sulle materie ‘giuste’, quelle realmente richieste dal mercato attuale e che possono contribuire a migliorare il sistema produttivo italiano. La formazione continua come punto di partenza per rivoluzionare il mercato del lavoro italiano e avvicinare il nostro paese a standard più consoni.